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Sep 03, 2018Rio, il museo in fumo come le speranze carioca

Rio, il museo in fumo come le speranze carioca
Il disastro - Duecento anni di storia bruciati nel rogo della struttura: i pompieri si sono serviti di autobotti perché le manichette antincendio erano fuori uso

È bruciato come una favela, il Museu Nacional di Rio de Janeiro, l’ex residenza dell’imperatore portoghese Dom João VI che, duecento anni fa, trasformò (1818) il suo sontuoso palazzo nell’istituzione scientifica più antica del Brasile e nel primo museo della storia del paese; tutto è andato in fumo.

“Sono duecento anni di memoria, scienza, cultura e educazione andati perduti per mancanza di supporto e coscienza della classe politica brasiliana. Il mio sentimento è d’immensa rabbia”, ha affermato sdegnato il vicedirettore del museo, Luiz Fernando Dias Duarte, a GloboNews.

Non è rimasto assolutamente nulla del museo costruito vicino al rio Carioca nell’immenso parco tropicale a Quinta da Boa Vista, dove migliaia di brasiliani vanno la domenica a giocare a pallone.

Dentro il museo erano racchiusi due milioni di collezioni, tra cui documenti dell’epoca dell’impero, fossili, artefatti greco romani, minerali e la più grande collezione egizia dell’America Latina. In un’ala del museo c’era anche il cranio di origine africana “Luzia”, il più antico fossile umano scoperto in Brasile e che ha rivoluzionato le conoscenze sulla presenza umana in America. Sono arse tra le antiche travi divorate prima dai tarli e poi dalle fiamme, anche settecento pezzi archeologici che appartenevano all’imperatrice Teresa Cristina Maria de Boubon (1822-1889) che, prima di trasferirsi a Rio de Janeiro, portò le sue collezioni private proveniente da Veio, Pompei ed Ercolano.

“Riconosciamo il valoroso lavoro dei vigili del fuoco, ma la forma in cui è stato combattuto l’incendio non è stata della stessa proporzione e scala dell’incendio stesso. Ci siamo chiaramente resi conto che c’è stata una mancanza di logistica e infrastruttura nell’affrontare l’emergenza”, ha detto il rettore dell’Università Federale di Rio de Janeiro, Roberto Lehe. Il rettore si riferisce all’inefficienza dei bombeiros, i vigili del fuoco, anche loro vittime della decadenza della prefettura di Rio che, secondo il giornale O Dia, non ha curato l’efficienza delle manichette antincendio nell’edificio; per questa ragione gli 80 bombeiros non hanno potuto operare subito e, per ore, hanno usato la sola acqua trasportata con 21 autocisterne.

L’ala che accoglieva anche parte della facoltà di Antropologia sembrava più una favela che un’importante istituzione. Fili sospesi, sale divise da pareti fatte di compensato, pile di oggetti accantonate alla rinfusa causarono uno sciopero dei dipendenti pubblici del ministero della Cultura fin dal maggio del 2014. La protesta voleva denunciare lo stato d’illegalità in cui si trovavano la maggioranza dei musei brasiliani: 370 strutture pubbliche di questo tipo corrono rischi a causa della trascuratezza del governo Temer, che ha congelato per vent’anni con la Pec 241 gli investimenti della spesa pubblica.

Il direttore per la tutela del Museo Nazionale, João Carlos Nara, ha affermato che l’incendio “è il ritratto della situazione in cui si trova il paese”, privo di strutture, con mancanza di finanziamenti e gestione. Se le fiamme hanno bruciato secoli di storia brasiliana, hanno però alimentato la solidarietà di studenti, professori e cittadini che si sono immediatamente prodigati per dare un aiuto e reagire alla scelleratezza del governo contro la cultura. Due manifestazioni contro la distruzione del patrimonio scientifico e culturale hanno avuto luogo lunedì nel centro di Rio. La decadenza carioca, divorata dalla violenza e la disoccupazione, è iniziata nel 2016, quando il governatore Francisco Dornelles dichiarò lo stato di calamità pubblica, e ottenne dal governo ad interim di Michel Temer 2,9 miliardi di reais necessari per consentire lo svolgimento dei Giochi olimpici all’epoca dell’impeachment della presidente Dilma Rousseff.

Rio divenne il simbolo della crisi economica e politica del Brasile, una crisi che continua pericolosamente a pochi giorni dell’elezione presidenziale: l’estrema destra cavalca l’insoddisfazione popolare e potrebbe giungere al potere.

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