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Aug 23, 2018Politica, estorsioni e pallottole: favelas, territorio dei paramilitari

Pubblicato sul Fatto Quotidiano

Brasile - I veri padroni di Rio de Janeiro. Dai ‘matadores’ degli anni ‘70 complici del regime all’ingresso nelle amministrazioni pubbliche

“Non ho il minimo dubbio. Non occuperanno mai le favelas controllate dai miliziani”.

Alba Zaluar, professoressa d’antropologia esperta in violenza e sicurezza urbana dell’Università statale di Rio de Janeiro, aveva dichiarato, il 18 febbraio scorso, al Fatto Quotidiano che l’intervento del governo federale sulla sicurezza di Rio non avrebbe coinvolto le aree urbane occupate dalle milizie carioca.

Sono passati circa sei mesi ed in effetti l’esercito, che controllerà la polizia civile e militare sino al termine delle presidenziali previste per il sette ottobre, non ha occupato nessuna area della capitale dove sono attivi gruppi paramilitari: si tratta di formazioni di poliziotti, vigili del fuoco, vigilantes e militari, in servizio attivo e non, che terrorizzano forse più delle storiche fazioni narcos, come il Comando Vermelho.

Sempre più giovani preferiscono entrare nelle milizie, anziché nelle file dei narcotrafficanti, poiché i gruppi non entrano in conflitto tra loro, offrono un impiego più sicuro, non ostentano armamento bellico e, oltre ad eleggere rappresentanti nell’amministrazione pubblica, agiscono in maniera professionale e organizzata nell’industria del crimine.

I paramilitari sono oggi i dominatori del territorio urbano. Una ricerca della Segreteria di sicurezza pubblica dello stato di Rio de Janeiro indica che i miliziani gestiscono 37 quartieri e 165 favelas della regione metropolitana. Circa due milioni di persone vivono in quest’area, l’equivalente di un sesto della popolazione cittadina.

Una statistica realizzata da The Intercept Brasil: su 6.475 denunce telefoniche anonime alla polizia, tra il 2016 e il 2017, riguardanti attività illegali, il 65 per cento era legato alle azioni dei miliziani. La loro origine risale agli “squadroni della morte” degli anni Settanta. Imprenditori e commercianti li usavano per proteggere i propri interessi e risolvere i problemi locali. L’appoggio politico a questi nuclei fu dato dal regime militare, secondo il sociologo Orlando Alves dos Santos, professore di sociologia dell’Università federale di Rio: dal 1990 vari matadores furono eletti a cariche pubbliche.

Dentro la politica, i matadores smisero di essere assassini e divennero mandanti per eliminare i loro avversari.

Quello che, secondo il sociologo, le milizie fanno oggi è dare continuità a questa politica, ma incorporando una dimensione di controllo degli affari, illeciti e non. “Lo stato non è stato corrotto, né deturpato, né sequestrato. Lo stato è organizzatore. Prefetti, deputati, consiglieri, persino giudici lavoravano per i gli squadroni della morte e oggi lo fanno per le milizie.

È una struttura che si sviluppa sin dagli anni Settanta e non è mai stata colpita” sostiene Alves dos Santos. I paramilitari – da sempre considerati un male minore e utilizzati in modo non ufficiale nella lotta al narcotraffico – sono diventati oggi il maggior problema della sicurezza pubblica. Nonostante ciò – secondo il sociologo – continuano a essere trattati marginalmente rispetto ai narcos e hanno così più spazio per crescere.

Le milizie prosperano grazie al “pizzo” imposto su ogni genere d’attività, come la vendita delle bombole di gas, l’allacciamento Internet, nel controllo del trasporto pubblico, nella protezione imposta ai commercianti e inquilini, nel contrabbando di sigarette, ma anche imponendo gabelle alle fazioni narcos, soprattutto al Terceiro Comando Puro che vorrebbe vendere droga in aree controllate dai paramilitari.

Grazie all’impunità garantita con gli appoggi nelle istituzioni pubbliche, le milizie come la Liga da Justiça, il maggior gruppo carioca, si espandono in altri settori economici, come il controllo di discariche clandestine, la vendita di terreni dello stato, furti di combustibile dagli oleodotti dell’azienda statale Petrobras.

L’attivista dei diritti umani e consigliere comunale del Psol, Marielle Franco, assassinata il 14 marzo con l’autista Anderson Barbosa, lavorò nel 2008 con il leader del suo partito, Marcelo Freixo, nella Commissione parlamentare investigativa dell’Assemblea legislativa dello stato di Rio de Janeiro. Nonostante 226 persone – tra loro anche deputati e consiglieri comunali – sono state indiziate di reati, poco o nulla, secondo gli esperti, è cambiato nel come i paramilitari gestiscono una parte del potere pubblico.

Freixo, minacciato di morte, vive sotto scorta e dopo Marielle, altri attivisti sono stati uccisi in vista del suffragio d’ottobre che prevede anche l’elezione dei nuovi governatori degli stati. “Non c’è modo d’escludere l’influenza delle organizzazioni criminali nel breve periodo che ci separa dall’elezione, ma l’attività dei miliziani deve essere combattuta con rapidità ”, ha affermato il giudice Carlos Eduardo da Roa da Fonseca Passos al El País. Ma i miliziani approfittano persino delle elezioni, facendo pagare fino a 150 mila reais di pedaggio ai candidati che intendono fare campagna elettorale nelle aree sotto il loro dominio.

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