Non è stata certamente una bella settimana per i difensori dell'ambiente in Brasile, dove un’area della foresta amazzonica superiore al territorio della Danimarca sarà presto ceduta a multinazionali dell’industria mineraria e affamati broker della finanza, i quali sfrutteranno giacimenti d’oro, manganese, rame e ferro celati tra gli Stati del Pará e dell’Amapá. Non finisce qui.
Se c’è qualcosa che manda in bestia Nelma Gusmão de Oliveira - ricercatrice in pianificazione urbanistica e territoriale dell’Università Statale del Sudest di Bahia – è udire la parola legado, “eredità”, indicata assieme agli eventi calcistici e olimpici disputati negli anni passati a Rio de Janeiro.
Cercate d’immaginare un brasiliano, anzi migliaia di famiglie carioca indebitate fino al collo. Pensate a loro come se fossero dei sognatori che per più di un decennio hanno creduto a quello che politici, pubblicitari, banchieri, industriali ed evangelici hanno asserito ininterrottamente,ossia all’avvento di una sfrenata prosperità; amplificata dai mega eventi internazionali che avrebbero tirato fuori Rio de Janeiro dalla miseria e mostrato al mondo che il Brasile era realmente il “Paese del futuro”.
Articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, domenica 6 agosto 2017
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